Chi ha un parente in fin di vita deve sapere cosa accade al suo conto corrente, la legge a riguardo non lascia spazio a dubbi.
Avere una persona cara che sta poco bene genera non poca ansia, al punto tale da togliere il sonno, non sapendo bene come possa evolvere la situazione. Le sensazioni non possono che peggiorare qualora il parente dovesse essere in fin di vita, a quel punto si è consapevoli che i miglioramenti non potranno esserci, per questo c’è chi arriva quasi ad augurarsi che possa spegnersi al più presto così da porre fine alle sue sofferenze, ma anche chi continua ad aggrapparsi anche alla più piccola speranza continuando a credere possa migliorare, nonostante sia quasi impossibile.

In frangenti simili, però, diventa inevitabile, nonostante sia quasi impossibile, essere razionali, pensando anche a come gestire i suoi beni, soprattutto se si è eredi diretti. Non è detto che la persona interessata possa avere predisposto un testamento, così da avere la certezza su come i suoi averi debbano essere spartiti, ma al di là di questo è necessario sapere come ci si debba muoversi con il suo conto corrente, per cui sono previste norme specifiche che devono essere rispettate.
Cosa fare con il conto corrente di un parente in fin di vita
Non è detto che una persona che sta male sia riuscita a predisporre ogni cosa in merito a cosa vorrebbe sia fatto dei suoi avere quando non ci sarà più. A volte, infatti, il peggioramento può avvenire all’improvviso senza che ci sia stato il tempo di dedicarsi a quello, in altri casi, invece, si preferisce rimandare, non riuscendo ad accettare che non ci siano davvero più speranze.

Alla fine però viene il momento per forza di cose di dedicarsi a questo, cercando per quanto possibile di rispettare le volontà di chi sta per morire o di chi è scomparso da poco, anche se magari sono state espresse solo a voce. Al momento del decesso la banca è obbligata per legge a chiudere il conto corrente per proteggerlo da accessi da parte di persone non autorizzate, lo sblocco sarà previsto solo dopo produzione dell’atto di notorietà eredi e della dichiarazione di successione presso l’Agenzia delle Entrate. Fatto questo passo, la banca avrà 30 giorni di tempo per renderlo nuovamente disponibile agli eredi.
Se non si hanno però disponibili i soldi sufficienti a pagare il funerale non ci si deve spaventare, ogni istituto di credito mette comunque a disposizione la somma necessaria nonostante il blocco effettuato. Una volta ripreso possesso del conto, gli eredi potranno decidere di chiudere il conto, prelevando quanto esistente, oppure decidere di mantenerlo attivo subentrando al rapporto bancario esistente.
Lo sblocco sarà però possibile solo se si è in possesso di alcuni documenti ben precisi, ovvero il certificato di morte, l’atto di Notorietà o una dichiarazione sostitutiva, la Dichiarazione di Successione presentata all’Agenzia delle Entrate entro 12 mesi dal decesso, una copia del verbale di Testamento, nel caso in cui esista un testamento e ricevuta di pagamento delle imposte presso l’Agenzia delle Entrate.

Esistono però dei casi in cui la successione può non essere necessaria, ovvero se gli eredi sono il coniuge o i figli del defunto, se l’eredità non comprende beni o diritti immobiliari o se il valore complessivo dell’eredità non supera i 100.000 euro. Quest permette agli eredi di ottenere lo sblocco del conto anche senza la dichiarazione di successione, e decidere se subentrare al rapporto in essere con la banca o chiudere il conto corrente. E’ richiesta in questo caso solo un’autocertificazione che, come previsto dalla legge, esonera dalla dichiarazione di successione.