Francesca Barra è stata protagonista di uno scandalo che l’ha coinvolta personalmente. La stessa giornalista ha poi deciso di denunciare tutto. Ecco cosa è successo e le parole della diretta interessata.
Francesca Barra, nota giornalista, è stata protagonista di uno spiacevole episodio. Infatti, come da lei denunciato, le sue immagini sono state manipolate attraverso l’utilizzo dell’IA, mostrandola nuda, e sono state pubblicate su un sito pornografico. Barra ha subito denunciato il tutto e si è sfogata sui propri canali social.
Francesca Barra ha deciso di denunciare l’accaduto con un lungo post sui social: “Voglio prima di tutto ringraziare tutte le persone che mi hanno scritto in queste ore. Mi avete mostrato affetto, solidarietà, indignazione. Sapere di non essere soli, in questi casi, è fondamentale. Dopo che hanno manipolato e falsato le mie immagini, pubblicandole su un sito pornografico, molti mi hanno detto: ‘Tranquilla, noi ti conosciamo, sappiamo che non faresti mai quelle foto’. Ma il punto, credetemi, non è questo. Non si tratta di spogliarsi o non spogliarsi, o di scegliere come mostrare il proprio corpo perché questa libertà è un diritto inviolabile. Una donna che decide di mostrarsi nuda non è meno degna di rispetto o di protezione rispetto a chi non lo fa. Essere libere di disporre della propria immagine significa essere riconosciute come persone, non come oggetti. Il vero nodo è il consenso, e dobbiamo farlo capire alle nuove generazioni, in un tempo in cui crescono i casi di violenza, di pornografia non consensuale, di cyberbullismo. Perché prendere l’immagine di qualcuno, manipolarla e diffonderla senza permesso non è un gioco: è una violenza digitale. Un furto che colpisce il corpo, ma anche la dignità, la privacy, la libertà. Da ieri mi stanno scrivendo madri e padri raccontandomi che è successo anche alle loro figlie spesso su Telegram, in gruppi dove circolano immagini false di ragazze minorenni. Ecco perché è fondamentale denunciare. Perché il silenzio non ci protegge: protegge chi abusa, chi umilia, chi usa la tecnologia per cancellare il confine tra verità e violenza. Ma c’è un altro silenzio che fa male: quello di chi sceglie di tacere quando la vittima non è comoda, quando la causa non conviene. Perché finché i diritti verranno difesi solo a seconda di chi li rivendica, e non di cosa rappresentano, non saremo mai una società credibile. Non possiamo pretendere di educare i nostri figli all’empatia se per primi restiamo indifferenti davanti all’abuso. Siamo adulti che si dicono liberi, ma spesso replichiamo la violenza con il giudizio, l’indifferenza o il silenzio. La differenza, oggi più che mai, la fa chi sceglie di non voltarsi dall’altra parte. E chi non dice ‘ignorate’, ma combatte. Perché la resa è stato il mangime per certi reati“.
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