In una città filippina 16 computer e un server sono costati 10 milioni di pesos: l’ex sindaco è sotto accusa per un prezzo gonfiato del 1.300 %.
La nuova amministrazione della municipalità di San Dionisio, guidata dalla sindaca Sally A. Lopez, si è imbattuta in un caso che rischia di diventare un simbolo della cattiva gestione pubblica: una fattura da 10 milioni di pesos (circa 150.000 euro) per l’acquisto di 16 computer, periferiche e un server, approvata dalla giunta guidata dal precedente sindaco Darwin Bajada. È l’emergere di un acquisto così sproporzionato rispetto al valore reale dell’hardware che ha scatenato polemiche e richieste di chiarezza.

Lopez ha denunciato che la spesa fu saldata in un’unica soluzione senza alcuna verifica preventiva sul funzionamento delle macchine – senza che nessuno testasse i dispositivi prima del pagamento. Le foto e i documenti pubblicati mostrano assemblaggi con processori Intel di 11ᵃ generazione e componenti economici — monitor Fonudar, combo tastiera-mouse Jedel G17 e altri elementi di fascia bassa.
Un’analisi comparativa realizzata da Tom’s Hardware ha stimato il valore reale dell’intero lotto molto al di sotto della cifra spesa: appare un margine di guadagno vicino al 1.300 % rispetto al prezzo equo stimato. Inoltre, l’acquisto fu catalogato come “pacchetto server”, ma le immagini mostrano hardware simile a un normali PC desktop, con illuminazioni RGB e configurazioni base — ben lontane da quelle dei server professionali.
Quando la tecnologia diventa merce di scandalo (i tanti precedenti filippini)
I cittadini e gli osservatori locali hanno reagito con indignazione: è emerso che la giunta avrebbe approvato appalti tecnologici senza competenze adeguate né supervisione tecnica. Il CEO dell’azienda tech filippina Unbox, Carlo Ople, è intervenuto offrendo un “pacchetto aiuto tecnologico” al comune e invitando altri enti pubblici a rendere più trasparenti e sicuri i processi di acquisto per evitare casi simili.
D’altra parte quanto accaduto in questa cittadina nella provincia della città portuale di Iloilo, non rappresenta un unicum, in terra filippina, anzi: l’episodio si inserisce in un contesto nazionale afflitto da scandali legati a sovrapprezzi e appalti gonfiati. Di recente, il Dipartimento dell’Istruzione delle Filippine è finito nel mirino per l’acquisto di laptop sopravalutati, facendo partire delle indagini per presunta corruzione (sebbene il sovrapprezzo fosse molto meno evidente del caso precedentemente narrato: nel caso del Dipartimento dell’Istruzione ogni laptop è stato pagato 58.300 pesos – 855 euro).
Un altro caso noto è lo scandalo Pharmally, che ha coinvolto forniture mediche all’ex governo durante la pandemia: anche lì, contratti con prezzi sospetti hanno portato a indagini del Senato e all’interessamento dell’Ufficio per l’Ombudsman (il difensore civico in ambito bancario).